Il Territorio

Il Vallo di Diano, culla nell’Appenino Lucano

L’area del Vallo di Diano (o Valdiano) è situata nella Provincia di Salerno, nel cuore della Campania, e racchiude un territorio ricco di storia, arte e natura. Custodita tra le montagne calcaree e dolomitiche del Cilento e dell’Appennino Lucano, il Vallo di Diano è, infatti, riserva di suggestive bellezze naturalistiche, archeologiche e antropologiche, in quanto crocevia di antiche civiltà – come testimonia il materiale conservato presso il Museo Civico a Montesano sulla Marcellana, dove è possibile osservare manufatti, attrezzi e oggetti dell’attività dell’uomo nel tempo.

Dopo la dominazione romana, la zona subì numerose violenze e distruzioni, fino all’avvento dei Longobardi. Successivamente è stata passaggio obbligato per Giuseppe Garibaldi.

Dal punto di vista naturalistico, grazie alla sua posizione, il Vallo di Diano rappresenta un luogo ideale per gli appassionati di trekking e di passeggiate all’aria aperta, estendendosi su una valle lussureggiante, circondata da alte montagne e colline ondulate. Il paesaggio è vario e rigoglioso, con boschi di faggi, querce e castagni, prati verdi, torrenti e cascate. I sentieri di trekking sono numerosi e adatti a tutti i livelli di esperienza.
Il Vallo fa parte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il più grande parco nazionale in Italia, nonché uno dei siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO. All'interno del Parco, si possono trovare una serie di sentieri ben segnalati che offrono una vista panoramica sulla valle e sulle montagne circostanti.

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Cucina e tradizioni

La cucina del Vallo di Diano ha antiche origini contadine e i suoi sapori, semplici, forti e decisi, nascondono antiche leggende e tradizioni.

Una caratteristica zuppa è la cuccija, composta principalmente di grano, ceci, mais e lenticchie; era tradizione consumarla il 1° maggio, poiché, secondo la leggenda popolare, chi la mangiava in quel giorno non avrebbe avuto i suoi campi invasi dalle mosche (“accusí stà stagione nu v’arrotano li muschiddi”).

L’orvula è invece un salume a fetta larga che impiega molto tempo per la stagionatura. La tradizione vuole che fosse aperto in occasione della trebbiatura e offerto a tutti coloro che avevano collaborato.

A chiudere il pasto in giornate di festa o di festeggiamento familiare, vi erano dolci come: U Ruosp (dalla forma simile ad un rospo), una frittella di pasta molto cresciuta con acciuga e spolverato di zucchero, usato a Natale, i Can’striedd (chiacchiere fatte con farina e uova), pizze ripiene con ricotta o crema e il sanguinaccio.

Mancando una documentazione scritta, non è semplice ricostruire storicamente l’alimentazione del Vallo di Diano; tuttavia è possibile effettuare una ricostruzione orale, tramandata dagli anziani di paese, che durante il Secondo Conflitto Mondiale dovettero improvvisare in cucina con quello che la natura consentiva di avere a portata di mano.

C’è una significativa strofa popolare, nel dialetto del Vallo di Diano che recita: “Carniluvaru chjnu ri nnogli, oji maccarune e crai fogli”, che tradotto significa “Carnevale pieno di salsicce, oggi maccheroni e domani foglie”.

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